Sfera affettiva e relazionale

Procrastinazione

Si definisce procrastinazione quel comportamento che spinge a ritardare volontariamente un’azione nonostante prevedibili conseguenze future negative, optando quindi per il piacere di breve durata a costo dei benefici a lungo termine.

In parole più semplici la procrastinazione si riferisce all’atto di sostituire attività prioritarie e importanti con attività piacevoli o compiti meno rilevanti o urgenti.

La procrastinazione è il non-comportamento per eccellenza, la non- scelta per eccellenza.
La procrastinazione spinge a rimandare volontariamente l’inizio, la prosecuzione o il completamento di un’attività, nonostante le prevedibili conseguenze negative future. Il sollievo provato nell’immediato viene pagato con pesanti conseguenze emotive nel lungo termine.
In chi procrastina assiduamente, a livello emotivo si può notare ansia e ‘miopia temporale’ ovvero l’incapacità di pensarsi adeguatamente nel futuro. Quando l’abitudine a procrastinare si consolida, generalmente finisce poi per influire su aree sempre più vaste della propria vita. Ci si ritrova quindi a rimandare costantemente l’inizio, la prosecuzione o il completamento di numerose attività.

Qualunque siano le cause che provocano la procrastinazione, rimandare una decisione è a sua volta una decisione che, in quanto tale, comporta conseguenze, cambiamenti e responsabilità. Che lo si voglia o meno, procrastinare significa compiere una scelta. È però importante sapere che raramente il rimandare è una buona soluzione ai problemi, quanto piuttosto un rifugio illusorio per chi ha paura o non comprende l’importanza di affrontare le scelte della vita.

Per quanto a volte alcuni tratti patologici o della personalità possono sembrare lontani dalla nostra persona, in realtà può capitare a chiunque di rimandare alcuni compiti, perdendo di vista gli obiettivi futuri, e diventare quindi un procrastinatore. Sicuramente, c’è chi ritarda saltuariamente di fare qualcosa e chi invece costantemente rimanda qualsiasi impegno o scadenza. Chiaramente nel primo caso si tratta solo di un po’ di pigrizia, nel secondo, al contrario, abbiamo a che fare con la procrastinazione.

Una persona che procrastina mette in atto una forma di evitamento che gli permette di non entrare in contatto con le proprie insicurezze, paure e limiti. Così facendo non affronta una serie di preoccupazioni e non è costretto ad avere a che fare con le emozioni che ne derivano.Esistono inoltre i procrastinatori cronici, i quali danno priorità al piacere momentaneo, sacrificando così il proprio futuro, costantemente e in quasi tutti gli ambiti della loro vita.

La procrastinazione spesso ha alla base alcune caratteristiche cognitive, tra queste troviamo il perfezionismo : la persona non si sente in grado di affrontare un compito o un problema se non riesce a farlo in maniera perfetta. Non si sente mai abbastanza pronta o sufficientemente sicura delle proprie capacità, conoscenze o competenze.La strada che conduce il perfezionista alla procrastinazione è un percorso in discesa. Il punto di partenza è la tendenza a standard elevati. Se ad essi si accompagnano però garanzie di successo insufficienti, dal momento che ottenere meno della perfezione non è un’opzione considerata, il perfezionista sperimenta un senso di forte disagio a cui reagisce col tentativo di nascondere a se stesso le proprie imperfezioni. In un attimo si ritrova ad affrontare attività giudicate meno pericolose perché non coinvolte nella determinazione del proprio valore e il compito tanto temuto viene rimandato.

Esistono almeno due stili differenti di procrastinazione, uno definito Rilassato e l’altro Preoccupato.

Il procrastinatore rilassato è colui che evita le attività o incombenze ritenute noiose, routinarie. Intraprende molte attività con entusiasmo, ma venuto meno il fascino della novità tende a stancarsi e a mollare. Il procrastinatore preoccupato è invece colui che tende ad avere scarsa fiducia nelle proprie capacità, ha difficoltà a gestire lo stress ed è spesso tormentato da una serie di paure e idee irrazionali che non gli consentono di agire.

Per cui la procrastinazione è un fenomeno psicologico che chiama in gioco un complesso di specifiche emozioni, come ad esempio l’ansia, e credenze legate alla bassa tolleranza della frustrazione, alle proprie capacità e al valore personale.

Il meccanismo della procrastinazione è tutt’altro che semplice. Un compito prioritario importante attiva la percezione di fatica e stress, ma anche la paura di fallire, e così il livello di tensione sale. D’altronde scegliere di non occuparsi di una priorità non toglie l’individuo dalla paura di fallire e la carica, anzi, di un senso di colpa per non aver compiuto il proprio dovere. In questo turbamento emotivo entra la procrastinazione. Il pensiero ‘me ne posso occupare anche domani‘ aleggia nella mente come una porta socchiusa verso la via di fuga da questo assedio cognitivo.

Il pensiero permissivo che governa la procrastinazione assume una forma duplice di controllo e di evitamento cognitivo. Il controllo è ‘tra la colpa di non farlo e lo stress di farlo trovo un accordo tra le parti rasserenante nello stabilire che lo farò domani‘.

Conoscere la motivazioni alla base del proprio comportamento può essere molto utile. Ma dobbiamo anche dire che nella maggior parte dei casi non si traduce automaticamente nella capacità di modificarlo.Per alcune persone il processo di cambiamento, che prevede di smettere di rimandare sempre tutto, è infatti lungo e faticoso.Però, partiamo dal presupposto che si tratta di un comportamento che ha i suoi motivi di esistere (e non di un tratto di personalità).

Questo circolo vizioso può essere spezzato solo con adeguate strategie cognitive, emotive e comportamentali, in modo da rendere più funzionale non solo il proprio modo di agire, ma anche di pensare e sentire.

DOTT.SSA PAOLA MOSSOTTO
Specialista in psicologia dell'individuo

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